Gennaio 2021
   IN EXTREMIS    
 
Agosto 1969
Molto vago è il mio ricordo di Cesare Brandi e della sua serie televisiva ‘A tu per tu con l’arte’, a metà degli anni settanta. Ma tempo dopo mi è capitato di ritrovarlo nelle pagine dei suoi Viaggi e scritti letterari. Credo che pochi altri rendano onore alla lingua italiana come lui, non a caso senese. “Ecco proprio così, sedendo e mirando, dove, come chi ha la fortuna di andare in Piazza Navona, o in Piazza del Campo a Siena, può guardare queste opere antiche e vegete dell’uomo, ricollegarsi ad esse, ascoltare l’arcano suono del tempo che sottofonda il silenzio”. Sottofonda il silenzio. Da inguaribile esteta, mi sento in qualche modo un privilegiato quando scopro che potremmo aver condiviso la stessa fila a Teheran, in impaziente attesa di una porzione di gelato alla rosa, l’impareggiabile Bastiani. I tempi coincidono, mi pare proprio. “Oh, vero sapore della Persia nel bene e nel male. Infatti il Bastiani è un gelato di latte cosparso di mandorle e qui sta il bene, ma assai vischioso, e qui sta il male, e il male e il bene insieme compare unito nell’odore di rosa. Vera rosa, non saponetta, che con quel sapore di latte e i gradevoli frammenti di mandorle attenua la vischiosità della pasta dolcissima: ma viva la faccia del Bastiani, questa era Persia, ci si poteva giurare”. Sì, viaggiare era ancora un piacere quando l’acqua era pulita e il sesso una cosa sporca. Quando un caloroso: “Anche lei qui ad Urgup!”, diventava un tormentone per chi lo aveva ascoltato dal vivo in Cappadocia. Oggi per il giro del mondo in ottanta giorni potrebbero bastare meno di ventiquattro ore. L’evoluta civiltà dell’iperturismo ha creato l’iperturista, replicato in milioni di esemplari che, di selfie in selfie, si muove alla febbrile conquista del pianeta, fingendo di ignorare quello che era palese più di mezzo secolo fa. “Sottoprodotto della circolazione delle merci, la circolazione umana considerata come un consumo, il turismo, si riduce fondamentalmente alla facoltà di andare a vedere ciò che è diventato banale. L’organizzazione economica della frequentazione di luoghi diversi è già di per sé stessa la garanzia della loro equivalenza. La stessa modernizzazione che ha tolto il tempo dal viaggio, gli ha tolto anche la realtà dello spazio”.
 

 

   
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