Una primavera come dovrebbero essere tutte,
prima dell’esame di maturità. L’ultimo viaggio di formazione
prevede una crociera nel Mediterraneo. Vedrò di nuovo Istanbul.
Atene per la prima volta. Beirut per la prima e l’ultima. Sui ponti
della motonave Ausonia, varata nel 1957 e demolita nel 2010, c’è
tanto spazio per gli alunni della 5 A e B e per altri pochi ospiti, scelti
non si sa bene da chi e perché. Un sedicente pittore veneziano
riempie di piccoli panetti di hashish gli immacolati montoni delle mie
compagne, sicuro di passare indenne i controlli d’una dogana quasi
simbolica. Solcando il mar Egeo, un’ora dura un secolo. Zigzaghiamo
tra un isolotto e l’altro. Qui una coppia di capre, là i
ruderi di una piccola cappella. Forse proprio questo è il nudo
piacere di vivere,“la percezione che per essere felici basta essere
sufficientemente sani nel corpo e abbastanza esercitati nell’anima
per non coincidere con i propri tormenti”.Vasto programma. Dai gradini
dell’Acropoli, anche Pessoa alias Ricardo Reis, mi incoraggia. “Ma
Epicuro meglio mi parla / con la sua dolce voce terrena / che ha con gli
dei la stessa attitudine di un dio / sereno e guardando la vita / dalla
distanza in cui sta”. Nell’originale: “Sereno e vendo
a vida /à distância que està”. Quando mai imparerò
a tenere il mondo alla giusta distanza, con un certo nobile distacco?
O almeno a provarci, di tanto in tanto. |