Ho scarso il presente.
Ho nullo il futuro. Ho ricco passato e trapassato. Ricordo quando mi
hai aperto quella porta e abbiamo capito, in un solo momento, che era
il nostro primo appuntamento. Dell’astrologa che suggerì
di lasciarmi perdere, mentre faceva l’oroscopo a tutta la squadra
della Juventus per la finale di Champions persa con l’Amburgo.
Di quando ti guidavo al divano letto del sistema Strips, disegnato da
Cini Boeri, prodotto da Arflex, perché ci eravamo già
immaginati tutto, mentre attraversavi nel primo pomeriggio, di un sabato
italiano, la città da bere. Di quel modo singolare che hai di
piangere, in religioso silenzio, lacrime solo lacrime e ancora lacrime,
come quando ci siamo visti al parco, nevicava ed era morto tuo padre.
Potrei proporti di sincronizzare i nostri ricordi con i superpoteri
di un elaboratore superformante per entrare in un’altra dimensione
spazio temporale, come nel primo episodio di una nuova attesa serie
di Black Mirror. Oppure di scambiarli per guardare i nostri due film,
uno con gli occhi dell’altro, su una poltrona con poggiatesta,
poggiapiedi, base rotante, schienale regolabile personalizzabile. Che
compito impietoso devo invece chiederti ora: salvare i tuoi e i miei
ricordi. Sdoppiarti per rimanere ancora uniti. Forse l’astrologa
vedeva davvero nel futuro, sentiva che un giorno non lontano, la mia
mortale pigrizia avrebbe lasciato sulle tue spalle il peso delle nostre
due vite.
Non sei tu, non sono io, non siamo noi. Non è la fortuna di averti
incontrato. Questa sera, troverò ancora fuori posto il tuo asciugamani
rosso e lo sistemerò con cura su un piolo della scaletta in bambù.
E come ogni sera, di niente altro avrò bisogno che di averti
al mio fianco nelle tenebre della notte. Alla luce del giorno, metterai
in ordine le cose che contano, tornerai a insegnarmi con pazienza il
mestiere di vivere.
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