Gennaio 2021
   IN EXTREMIS    
 
Aprile 2024

Mi ricordo che di tanto in tanto spuntava fuori come un fungo dalla tivù uno scrittore di un certo successo, successo inversamente proporzionale alla qualità delle sue opere. Invariabilmente si finiva a parlare di una pratica della quale pareva avesse l’esclusiva. Si trattava di abbracciare forte forte il tronco di un maturo albero e ricavarne così una carica di energia oltre che un rapporto intimo con la natura. Il comprensibile desiderio di affascinare potrebbe essere il principale motivo che ha spinto Massimiliano d’Austria a immaginare e poi creare il castello e il parco di Miramare a Trieste. Se si entra dall’alto, dal cancello sulla collina, si viene accolti da esemplari unici di alberi di ogni parte del globo, come quadri ad un’esposizione. E se anche il cedro del Libano, per dirne uno, sembra il più grande che abbiate mai visto dal vero o in fotografia, è alla sequoia che ci si ferma. È un primo pomeriggio di un giorno qualsiasi, ma proprio un giorno di quelli nei quali si fanno cose come riordinare una libreria, cucinare due uova, lasciarsi andare sul divano, passeggiare. I momenti che sognava di rivivere chi aveva provato il dramma dei campi di concentramento ed è una grande lezione per chi come me invece sogna una rivoluzione continua della vita quotidiana. Oggi sono libero e libero è anche questo angolo del parco. Sono solo e posso abbracciare in pace la mia sequoia o almeno quanta riesco a stringerne tendendo al massimo le braccia. L’effetto è una poderosa spinta verso il basso che mi fa sprofondare oltre le radici, fin nelle viscere della terra. Accetto l’invito, precipito e mi fermo a 800 metri sotto il livello del mare, sotto i boschi della Croazia, alla sorgente dell’acqua Jana. Farmaci a parte, un rigido protocollo da rispettare ora per ora, lo scompenso cardiaco acuto impone di controllare i liquidi che i diuretici andranno ad eliminare. Si deve resistere: un litro d’acqua nel quale includere anche quella di frutta, verdura, tè, ogni tipo di bevanda, è il limite invalicabile. Io invece cedo e bevo alla sorgente Jana una capace coppa di questa acqua così ricca di minerali in perfetto equilibrio. Bevo e brindo a tutte le acque del mondo a cominciare dalla Jannica 1828, sorella della Jana. Dico grazie alle terme slovene per le loro fonti, non dico di no a un bicchierino di Donat Rogaska, regina del magnesio, a un calice di Radenska che aveva già nell’etichetta i tre cuori scarlatti quando troneggiava sul grande tavolo davanti a Josip Broz Tito, abile oratore. Inebriato, stappo una bottiglia annata 1984 della spettacolare, amabile e salutare Agua de Porto Santo, isoletta persa nell’Atlantico dove si dice sia nato o morto o ambedue le cose Cristoforo Colombo. Nove chilometri di spiaggia, illo tempore senza ombrelloni, sdraio, lettini, teli, la luna così vicina che esserci arrivati non ti pare poi un grande passo per l’umanità. Mi arrendo davanti a una scontata Perrier pétillant che sorseggio e come per incantamento vengo preso e posato in una double luxury suite parigina dove pensare a lei, cioè a lei e lei, perché essere mancino è una condanna pare, figurarsi se sei anche gemini gemini, geminiano... “Gli uomini mancini sono meno attivi e hanno bisogno di molto amore e di più di una donna nella loro vita, anche quando sono sposati potrebbero continuare a pensare ad altre donne”. E anche pensare non è una grande idea perché potrebbe finire in tragedia o in farsa con una sorprendente e inequivocabile dichiarazione: “Io sono una donna sposata”. Una frase da romanzo della letteratura russa o francese dell’ottocento, l’addio definitivo, ma sono uscito da quasi tre giorni di terapia intensiva, non pensavo davvero di iniziare un carteggio tra amanti, anche perché non lo siamo mai stati neanche per scherzo. Era con l’istinto di sopravvivenza che stavo flirtando in quel preciso momento. Mi spiace, forse ho sbagliato, non è bello, ma per quanto fragile voglio avere io l’ultima parola su tutto che poi, drammatizzando quel tanto, potrebbe esserla veramente. Ho impiegato tre anni e ora dubito fortemente della mia sensibilità. Ho impiegato tre anni abbondanti, più di mille giorni per capire che - a cominciare da te che tante volte nelle lunghe notti insonni aspettando con ansia le prime luci e il prelievo delle cinque e quaranta ho sentito di avere al mio fianco, mi tenevi compagnia e non so come riuscivamo a parlarci - tre lunghi anni per capire e ammettere che il vostro dolore è perfino più grande del mio. “Perdiamo tutto perché tutto rimane, tranne noi”. Ma anche per gli altri tutto rimane tranne noi e perdono molto, qualcuno quasi tutto. Ci voleva tanto per rendersene conto e godere insieme il dono di questa ritrovata serenità?
Non ho alberi da abbracciare e allora stringo forte questa solida trave in legno di castagno e le sue rughe profonde, la capriata che regge da due secoli e mezzo questa casa carsica sull’altipiano, una piccola casa in questa piccola Kriz, un bel posto per vivere e per morire. A fianco della chiesa, si apre il cancello del camposanto. Si percorre il breve vialetto di ghiaia fino al muretto di cinta, ci si alza in punta di piedi e tra due cipressi tutto il golfo si dispiega e il mare, tanto mare, si incurva all’orizzonte. E viene alla mente il giardino della memoria, il cimitero acattolico di Capri che sembra in qualche modo aver ispirato questo e in un batter d’occhio si finisce per smarrirsi nell’ aria azzurra e profonda, che non mostra nulla, che non è da nessuna parte, che non ha fine.

 

 

   
Giugno 1951
Dicembre 2020
Maggio 1969
Marzo 1983
Ottobre 1975
Luglio 1993
Aprile 1968
Settembre 2021
Luglio 1966
Luglio 1969
Agosto 1980
Marzo 1970
Agosto 1969
Aprile 1975
Maggio 1980
Settembre 1968
Aprile 1970
Gennaio 2019
Dicembre 1963
Ottobre 2023
Luglio 2022
Dicembre 2011
Luglio 2023
Agosto 1997
Ottobre 2022
Settembre 2023
Novembre 2023
Gennaio 2024
Settembre 2001
Novembre 1985
Marzo 1982
Giugno 2023
Marzo 1848
Agosto 2034
Dicembre 2023
Marzo 2024
Maggio 1974
Febbraio 2024
Agosto 2019
Aprile 2024
Ottobre 1978
Settembre 1974
Settembre 1969
Aprile 1971
Giugno 1966
Febbraio 1971
SIPARIO
APPENDICE
POSTFAZIONE
ANTEPRIMA
POST SCRIPTUM
 
Scarica gratuitamente l’edizione digitale